giovedì 3 luglio 2008

lofannostranoglialtri3

Una cappa d'afa preme sulle esauste cervici dei roveretani ( e roveretane ); non si muove foglia di magnolia nè filo d'erba spagna, eppure... eppure un venticello c'è, e spira gelido e maligno nonostante la stagione : è quello della calunnia...
Quale è l'ultima delle tante esternazioni che incessantemente escono dalle cavità orali di alcuni compagni/scompagni ?
E' questa : il direttore della scuola musicale sta propalando la notizia che la scuola chiude e che pertanto è inutile iscriversi. Proprio così, papale papale. Lo ripetiamo, basta raccontare tante volte una bugia per trasformarla in una " verità".
Se avessi voglia di aprire un ( ennesimo ) bar a Rovereto, saprei già quale nome dargli, per garantirmi un'utenza affollata, volonterosa, costante : " Bar alla Calunnia ". Ne avrei di clienti ! Tutti colti, tutti informati, anche se un pò sinistri.Non ci sarebbero nè urla, nè schiamazzi, perchè i calunniatori/trici usano un simpatico pissi-pissi che non disturba la quiete pubblica : la avvelena solamente.
Che tristezza.

mercoledì 2 luglio 2008

famolosstrano3

Uno dei comportamenti più trasgressivi, credetemi, è quello di SALUTARE le persone , magari con un sorriso ( vedi famolosstrano2).Entrare nel proprio posto di lavoro e pronunciare un sonoro " Buon giorno a tutti " provoca molti tipi di reazione : c'è chi risponde belando " Buon giorno aanche a tee "), stupito/a di tanto coraggio, c'è chi ti guarda con sospetto ( "è già passata al bar" , "si è già fatta una riga "- ovviamente non nei capelli - ), chi alza su di te uno sguardo di avversione e , se per caso stava parlando, si ammutolisce ostentatamente.
Puoi capire se nella hit parade dei colleghi sei amata molto, poco, così così , a seconda di chi ti saluta e di come lo fa: ad esempio , le mie quotazioni nel mio ambiente di lavoro sono notevolmente calate dopo una delle mie performances in collegio docenti : perfino il preside mi omaggia del suo silenzio quando mi vede arrivare, ma so che omaggia dello stesso trattamento anche altre colleghe ( non tutte, però! in fondo è sempre un uomo... basta dargli ragione, e tutto passa ).
Poi , avete provato ad entrare in certi negozi, dove se salutate vi mettete immediatamente nei guai ? Ossia, ricordate a titolari e commesse che dovranno chiedervi che cosa volete, e presentarvi varie opzioni, e perfino farvi provare qualche scarpa, qualche vestito, qualche oggetto ?
Per fortuna non sono tutti così: anzi, ci sono belle persone che hanno deciso di resistere a reagire a questo tempo così grigio e triste anche con il sorriso ed il saluto.
Provate a fare i sociologi " scalzi" e registrate chi saluta , a chi saluta volentieri e chi no...
Io ho visto che i bambini piccolissimi, se incontrano uno sguardo buono sorridono e agitano la manina ; una delle cose più belle che mi capita per strada è sentirmi dire " ciao" da personcina sconosciute ma già desiderose di creare legami ( che delusione riserviamo loro, poi ...! )
Anche molti anziani lo fanno, ed è commovente vedere alcuni vecchissimi signori toccarsi il cappello od addirittura alzarlo per salutarti. Cortesie d'altri tempi, valori d'altri tempi. In loro vedo anche la sorpresa di essere " visti" dagli altri: anch'io sto entrando nella generazione di chi " è stato", e sempre meno incontro persone che conoscevo, che hanno costruito insieme a me la comunità roveretana, che mi ri/conoscono.
E' ovvio che qualcuno non sorride e non saluta perchè è proprio triste, è oppresso da grandi sofferenze personali e familiari , perciò difficilmente si apre al mondo con un sorriso od un saluto. Eppure, quando capita a me mi sentirmi " caduta fuori dal mondo", respinta, ferita, proprio il saluto mi restituisce fiducia negli altri , nella vita, e dà sollievo alla mia tristezza , alla mia malinconia. Così penso che il mio sorriso ed il mio saluto possa servire anche ad altri : penso inoltre che stiamo perdendo una delle capacità umane di base, quella di provare empatia ... privi o privati della capacità di saperci mettere nei panni degli altri siamo riusciti a diventare ( quasi ) una razza dis/umana.
Quindi anche il saluto è una piccola forma di resistenza civile all'abbrutimento...

(Devo però confessare che io ho tolto il saluto alle persone che molto mi hanno fatto soffrire , sul piano personale e politico : ricordo ancora la lettera di una ex amica ( ? ) che, dopo aver partecipato in prima persona al mio linciaggio politico in occasione della presentazione, da parte mia, di una delibera sgradita al suo gruppo di riferimento, ebbe il coraggio di chiedermi di non toglierle il saluto... e lo fece con toni arroganti , della serie : se non mi saluti più fai sei una ...
Non saluto neppure i compagni/scompagni al cui gruppo devo una fatica immensa nel governare; ma li guardo dritta negli occhi, che spesso loro abbassano.)

martedì 1 luglio 2008

rose, spine e mosche ( cocchiere )

Pure questa mattina, ahimè, devo elogiare Silvio, perchè è evidente che, per farci perdere senso e significato in questo difficile inizio di secolo, ci ha fatti studiare a fondo dai suoi esperti. Perfino i suoi cuochi ed i suoi autisti hanno compreso quanto la nostra italica vista sia diventata corta, limitandosi ad osservare il dito che indica la luna ; quanto il nostro italico udito sia divenuto selettivo, limitandosi a " sentire" solo il consenso e non il dissenso; quanto sia divenuto scarso il nostro italico fiuto, che ci impedisce di " annusare" la puzza emanata da chi sta lavorando per il proprio interesse particulare , dimenticando l'interesse collettivo. Vista corta, udito scarso, naso chiuso...consiglierebbero il ricorso alla medicina del confronto, che però è più amara di quel che comunemente si crede. Perchè a volte squinterna le viscere, scuote le radici dei convincimenti, ti costringe a pensare che, se vuoi il dia/logo ( è una bellissima parola greca, vuol dire "pensare , ragionare, conversare attraverso gli altri ) devi accettare una posizione " simmetrica", cioè stare sullo stesso piano di un altro, dargli il medesimo valore, metterti perfino, udite udite, in discussione!
Chi è convinto di valere molto più degli altri ( per motivi di solito legati alla propria storia personale , soprattutto interiore , ed anche all'appartenenza a qualche gruppo politico, ecclesiastico, "demoplutomassonico") fa fatica, ed assume spesso l'atteggiamento di chi insegna, istruisce, bacchetta ( od elogia ), condanna e punisce un " inferiore".
Escono dunque articoli, pubblicati dai quotidiani in cerca di quadratura dei cerchi e delle botti, dove Franchi Visitatori mettono finalmente le cose a posto : sempre a posteriori, e spesso con molte imprecisioni, tanto l'importante è sembrare informati ed indurre fiducia in chi imprudentemente legge senza indossare prima l'elmo difensivo della indipendenza di pensiero.
Così apprendiamo , a propisto della scotante question della scuola musicale, che la giunta è buona e giusta, come sono buoni e giusti i suoi progetti: i cittadini che ne dubitano sono male informati, anzi sono malevolmente informati.
Ma c'è da credere ad un Franco Visitatore che usa i riferimenti di leggi facendo una gran confusione e dimostrando così di aver accettato di fare la mosca cocchiera al carro giuntale senza approfondire dove questo voglia andare a parare ?
Il riferimento di questo post è una lettera ed un articolo ripreso dai quotidiani di due giorni fa...Caccia al ladro per scoprirli!
Che ne dite ?
Dedichiamo all'autrice ed ai suoi compagni/scompagni un'altra delle favole di Trilussa, poichè " La mosca cocchiera "è fin troppo nota ?

Ma sì, dedichiamole "L'Azzione"

Un Somarello, appena ch'ebbe visto
che in testa d'un corteo c'era un Cavallo,
fece succedere un mezzo acciaccapisto :
perchè, co' la speranza d'arrivallo,
scanzò la folla e ruppe li cordoni
a furia de zampate e de spintoni.

La gente protestò : - Che modo è questo
de fasse avanti ?Brutto prepotente !
Co' 'sti sistemi,sfido ! Se fa presto....-
Er Somaro rispose : - Certamente :
io m'aiuto a la mejo, mica è vero
che me posso fa' largo cor Pensiero....





lunedì 30 giugno 2008

lingue e linguacce : il verbo lucrare

C'è un un ulteriore merito da attribuire al caro Silvio, ed è quello di aver risvegliato negli italiani, e persino nei roveretani, l'attenzione sulla potenza della lingua e della parola .
Per questo mi ha molto colpita , nella nostra graziosa città di confine ( tra l'Impero absburgico e gli stati della penisola italiana un tempo ; tra la stupidità, la collusione e la resistenza etica oggi come oggi ) la diffusione del verbo " lucrare" da parte delle pubbliche autorità e di qualche privato cittadino /cittadina.
Lucrare vuol dire assicurarsi un guadagno ; " ricavare utili in denaro" da una attività.
In questa accezione sarebbe un vocabolo " neutro", che descrive un dato di fatto : lavoro, dunque lucro.
Ma usata dal nostro e-merito sindaco e stretti collaboratori/trici ( ritornello : ma quanto stringono ? e soprattutto, perchè ? ) , questa parola ha assunto anche un significato malevolo , suggerendo un comportamento poco limpido da parte di chi " è venuto alla Scuola Musicale di Rovereto per lucrare ", " ha lucrato durante il festival Mozart", " ha lucrato nel corso delle manifestazioni degli Amici dell'Opera ". Chi ha sentito pronunciare queste espressioni ne ha ricavato un 'impressione : a Rovereto serpeggia una genìa di persone che approfitta della propria posizione per assicurarsi inopportuni guadagni . Secondo la giurisprudenza, "lucro cessante" è il guadagno che si sarebbe ottenuto se il comportamento illecito di altri non lo avesse impedito... Chi è stato danneggiato dai furbetti della tastierina, si faccia avanti .
Potenza della parola ! Sappiamo che una bugia , una illazione, un 'interpretazione dei fatti ripetuta molte volte diventa "verità". A me, che ho imparato dal divo Giulio a molto osservare , vengono in mente tante altre persone , perfino roveretane, che potrebbero essere inserite nell'elenco dei lucratori secondo l'accezione poco benevola dei nostri .
Ma forse sbaglio...
Lucriam!
Su lucriamo nei lieeeti caaalici !

domenica 29 giugno 2008

rose, spine e formichine

Maria Rosa è una elegante signora, fiorente come il suo nome ; Patrizia è un furetto , gli occhi mobilissimi , un carrellino porta spesa perpetuamente al seguito. La prima era impiegata alla Biblioteca Civica, la seconda è infermiera all'ospedale della città. A casa di Maria Rosa arriva ogni giorno una fila di formichine , di cui lei è la dolce condottiera: ognuna porta un granello di terra per costruire il Grande Formicaio . Vestiti, lenzuola, accessori per la casa, giocattoli...Il compito di Maria Rosa è quello di pulire, lavare, aggiustare con geniali interventi quello che potrà permettere , a chi è privo di tutto od ha davvero poco , di vivere con dignità la comune avventura umana. A Rovereto come in Romania.
Il compito di Patrizia è quello di caricare il carrellino e trasportare , sgambettando, queste specialissime " merci" al luogo di raccolta , da cui partono verso mille direzioni camion, furgoni, automobili . Le due signore sono infatti senza macchina...così la loro catena di distribuzione non soffre per l'aumento del prezzo della benzina ; soffre semmai per il costo di una vita onesta, che richiede una progressiva accelerazione del ritmo di lavoro di queste donne e questi uomini che formano la fila delle formichine .
Non è facile accorgersi del loro instancabile , autoorganizzato e GRATUITO andirivieni, che costruisce una cultura di pace fatta di poche parole e molte azioni.
Mi viene in mente una pagina del Vangelo : nella versione latina, si raccomanda di dare agli altri " quod superest", quello che ci avanza nel piatto, quello che abbiamo in più , ma nella versione greca il messaggio è molto più forte : ci spinge a dare " tò ènesti", quello che c'è DENTRO il piatto... ed anche dentro di noi. Ma questa è un'altra storia.



rose, spine e garofali

Nella nostra piccola città , in passato nota come centro di cultura viva e pro/sociale, un giorno è approdato un giornalista della Gazzetta del Sud, Eustachio Garofalo, convolato a nozze con la dolcissima e trentinissima Luisa. Tra le sue ricche doti, prima tra tutte v'è la cordialità semplice ma non per questo poco acuta ; esplosivo e vivificante è il suo desiderio di scambiare parole ed opinioni con tutti , rispettandone le valutazioni e motivando sempre con grande chiarezza le proprie ; l'immenso amore per la musica gli ha fatto fondare uno straordinario gruppo di volontari del Bello, "Gli Amici dell'Opera" , che ha regalato alla città straordinari momenti di informazione, conoscenza, studio, divertimento, insomma di una Cultura che non declina mai nè ad oriente nè ad occidente, e neppure nel futuro presente. Ed al quale mancano del tutto le pubbliche manfrine , ed i pubblici finanziamenti, che accompagnano spesso altre manifestazioni culturali.
Eustachio da qualche anno è ostaggio di una scomoda malattia, che mai gli ha impedito di prendere impegni pubblici e privati e di onorarli, mai gli ha impedito di nascondere o tacere le proprie idee; anche questa , oggi come oggi, sembra proprio una scomodissima malattia.
Gli rendo omaggio per questo : e, sottolineando la sua onestà di intenzioni e pratiche, ricordo che intervenne pubblicamente a proposito del " golfo mistico" ritenuto superfluo dagli architetti restauratori del Civico Teatro Riccardo Zandonai. Chiese anche al nostro e-merito sindaco un appuntamento, per potergli esporre in una conversazione tra uomini adulti le motivazioni della propria richiesta di inserire il golfo mistico nel progetto di restauro.
Ne ricevette un rifiuto sprezzante, espresso con parole che umiliarono la dignità di Eustachio .
Questo gli fece male : non tanto l'opposizione al progetto, ma la " condanna" ad una condizione di inferiorità nel dialogo da parte del primo cittadino, che sempre più spesso, come i suoi più stretti collaboratori /trici , ricorda di essere Primo, e sempre meno spesso di essere Cittadino.
Come Cittadina, caro Eustachio, ti chiedo scusa al posto loro. A nome di tantissimi cittadini e cittadine, che hai saputo e sai avvicinare con semplicità e GRATUITA' al mondo della cultura, ti dico grazie.