lunedì 30 giugno 2008

lingue e linguacce : il verbo lucrare

C'è un un ulteriore merito da attribuire al caro Silvio, ed è quello di aver risvegliato negli italiani, e persino nei roveretani, l'attenzione sulla potenza della lingua e della parola .
Per questo mi ha molto colpita , nella nostra graziosa città di confine ( tra l'Impero absburgico e gli stati della penisola italiana un tempo ; tra la stupidità, la collusione e la resistenza etica oggi come oggi ) la diffusione del verbo " lucrare" da parte delle pubbliche autorità e di qualche privato cittadino /cittadina.
Lucrare vuol dire assicurarsi un guadagno ; " ricavare utili in denaro" da una attività.
In questa accezione sarebbe un vocabolo " neutro", che descrive un dato di fatto : lavoro, dunque lucro.
Ma usata dal nostro e-merito sindaco e stretti collaboratori/trici ( ritornello : ma quanto stringono ? e soprattutto, perchè ? ) , questa parola ha assunto anche un significato malevolo , suggerendo un comportamento poco limpido da parte di chi " è venuto alla Scuola Musicale di Rovereto per lucrare ", " ha lucrato durante il festival Mozart", " ha lucrato nel corso delle manifestazioni degli Amici dell'Opera ". Chi ha sentito pronunciare queste espressioni ne ha ricavato un 'impressione : a Rovereto serpeggia una genìa di persone che approfitta della propria posizione per assicurarsi inopportuni guadagni . Secondo la giurisprudenza, "lucro cessante" è il guadagno che si sarebbe ottenuto se il comportamento illecito di altri non lo avesse impedito... Chi è stato danneggiato dai furbetti della tastierina, si faccia avanti .
Potenza della parola ! Sappiamo che una bugia , una illazione, un 'interpretazione dei fatti ripetuta molte volte diventa "verità". A me, che ho imparato dal divo Giulio a molto osservare , vengono in mente tante altre persone , perfino roveretane, che potrebbero essere inserite nell'elenco dei lucratori secondo l'accezione poco benevola dei nostri .
Ma forse sbaglio...
Lucriam!
Su lucriamo nei lieeeti caaalici !

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