giovedì 26 giugno 2008

In questo diario etereo ( nel senso dell'etere attraverso il quale si diffonde come ondivaga stella marina , marino cavalluccio vagante, vagabondo pensiero simil-collettivo ) un'altra considerazione sulle nostre modalità di comunicazione.
Ho riflettuto : anche la secretazione, oggi come oggi, è diventata una modalità di comunicazione.
Due esempi : la mia scuola ha impedito alla psicologa che ha prestato per anni il suo servizio nelle nostre classi di prendere visione del verbale della riunione precedente, in cui si era parlato di lei in modo poco lusinghiero. Invitata ad un colloquio con il dirìgente, aveva chiesto di ricevere questo verbale . Le è stato letto al telefono ( " non si mandano in giro verbali", ha deciso il dirigente : mi risulta siano ancora atti pubblici, o no ? ) Secondo me non le è stato permesso di riceverlo in forma scritta temendo l' autonomia di giudizio della persona ( vi ricordate la secolare proibizione di leggere da soli i testi sacri, ed il terrore di tradurli nelle lingue parlate e di stamparne le traduzione ? ), o sospettando che sarebbe stato letto anche dall'ordine degli psicologi. Ha allora chiesto di poter intervenire al collegio docenti , per dialogare con i suoi contestatori/trici o apprezzatori/trici ( ho imparato da Silvio a creare nuove parole ), ma anche questo le è stato negato ( " non ne abbiamo bisogno" ).Quando mi sono alzata ed ho preso la parola per comunicare i tentativi falliti della psicologa di chiarire assieme a noi le questioni, qualche collega ha fischiato, altri hanno protestato, insomma c'è stata una reazione che io interpreto come fastidio e paura di essere messi in discussione.
Ricorda qualcuno ? Ricorda qualcosa ?
Mi ha rattristato molto il fatto che siamo insegnanti, e che dovremmo perciò stesso insegnare che la costituzione ci garantisce il diritto di parola, il rispetto delle opinioni diverse, la necessità di affrontare i conflitti con il dialogo.

Nel pomeriggio e nella serata ho ricevuto telefonate di apprezzamento per il mio " coraggio" : questi colleghi condividevano il senso del mio intervento, che verteva sul metodo che stavamo adottando ( fermi e zitti, pensa uno solo di noi e gli altri seguono - vedi la Libbertà di Pensiero di Trilussa, che compare in fondo al post sul direttore della scuola musicale )
Se da un lato queste telefonate mi hanno sollevato l'anima, dall'altra mi hanno sconfortata : perchè c'è questo timore a " parlare", cioè ad esprimere un'opinione dissenziente ?
Ma il mio dirigente , i miei colleghi non sono i soli ad adottare questo comportamento, c'è anche il mio sindaco, che ha imposto ai capogruppo di " non comunicare" all'esterno la sintesi di una delle loro riunioni, come appare sul post pubblicato nel blog di cittadinanza democratica.
Il secondo esempio riguarda la modifica della struttura della scuola musicale ( leggi sorte dei cinque -meno uno precari , cui con l'occasione si è incollata la questione del direttore e del progetto della scuola ), la giunta ha secretato la proposta nata da non-si sa-chi e, quando l'attuale direttore ha chiesto lumi, in sintesi è stato trattato da petulante, più tardi continuando a chiedere lumi anzichè ricevere risposte è stato sospeso per otto giorni, tanto che ieri, oggi e domani alcuni genitori , allievi ed insegnanti sono in piazza a fare i petulanti, raccogliendo finora più di mille firme a sostegno della Libbertà di Pensiero.

Oggi vi regalo un altro sonetto di Trilussa.
Sembra scritto apposta per noi.
E termino esternando : Silvio, sei grande ! Quante cose ci hai "comunicato" sulla comunicazione ! Ha ragione il Dalai Lama, che scrive quanto sia importante per la nostra maturazione conoscere il nostro avversario, perchè ha sempre qualche cosa da insegnarci....

L'editto

Er Re Leone fece uscì un editto
indove c'era scritto :
- Chi sparlerà del Re de la foresta
sarà mannato ar tajo de la testa.-
Doppo 'sto manifesto è naturale
ch'ogni animale rimaneva zitto.
Una Gallina chiese ar Cane : - E tu ?
come la pensi ?- Eh,-dice,- su per giù,
io credo che la penso come te...-
Allora era Cane fece : - Coccodè...-
e la Gallina je strillò : - Bubbù !-
Nun ce fu che un Galletto gnoccolone
che forse nun capì
e cominciò a cantà: - Chicchirichì...-
Ma quelo lì lo misero in priggione.


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