Non posso pensare senza angoscia alla morte per lapidazione di una giovane donna somala, fatta eseguire ieri dai talebani allo stadio di Chisimoio.
Le sue grida strazianti feriscono a morte anche me, vorrei essere stata lì, avrei voluto correre verso i suoi torturatori come ha fatto uno dei suoi parenti per combatterli, avrei voluto che la gente lì presente, ed obbligata ad assistere, si fosse ribellata. Anche perchè , nel tafferuglio seguito a questo tentativo, è stato ucciso un bambino.
Uccidere donne e bambini è uccidere, davvero, il futuro : e chi conduce queste barbare guerre " moderne" per il controllo dei territori in nome del potere e del denaro lo sa bene.
Credo che queste donne debbano essere chiamate màrtiri da tutti i popoli e da tutte le religioni.
Di tutte le notizie lette ed ascoltate questa mattina, è questa per me la più toccante.
Perchè aggiunge crudeltà a crudeltà, nella lotta continua che il patriarcato - non solo quello talebano, e non solo attraverso le lapidazioni, e spesso con la complicità femminile, conduce contro il principio femminile della vita, della gioia, della speranza per tutti e tutte.
Leggete "Leggere Lolita a Teheran", una splendida testimonianza dall'interno di un regìme ipocrita : mi ha impressionato ciò che viene riportato sul risvolto di copertina, dove si legge che i maschi talebani possono avere rapporti sessuali con gli animali, con l'unico divieto di consumarne - dopo - le carni : hanno ragione coloro che descrivono la nostra umanità sull'orlo della pazzia collettiva e della paranoia .
Lapidare le donne , costringere i bambini ad ammazzare " da soldati", togliere dignità alle donne con la violenza , la menzogna e l'inganno , togliere loro la vita psichica oltre che quella fisica, sono delitti che, davvero, gridano vendetta al cielo.
Vorrei che le nostre grida fossero tante, ed alte, e che contro la morte delle donne per lapidazione ci fosse una mobilitazione planetaria
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